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Empoli

domenica 11 aprile 2010

Cie di Crotone, i poliziotti: «È indegno di un paese civile»


Il segretario del Coisp racconta le condizioni di vita e di lavoro all’interno del centro più grande d’Europa e che martedì c’è stata una rivolta dei migranti reclusi: «Abbiamo affrontato una vera e propria guerriglia durata ore».

Nessuno ve lo ha raccontato, ma è da mesi che i poliziotti che lavorano all’interno del Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto, il più grande «centro per immigrati» d’Europa [1500 posti] e che contiene un Cie, un Cara e un centro d’accoglienza, denunciano la situazione «scandalosa» in cui versa quel luogo e dicono che si tratta di una «bomba a tempo che è pronta ad esplodere e che deve essere disinnescata al più presto». D’altronde per primi coloro vi sono rinchiusi non ne possono più, e infatti martedì scorso c’è stata una rivolta lunga e durissima durante la quale sono rimasti feriti due poliziotti e due finanzieri mentre quattro migranti sono stati arrestati.
In un comunicato stampa inviato alle agenzie il 9 aprile, Franco Maccari, segretario generale del Coisp [Sindacato indipendente di polizia] ha raccontato che «martedì sera si è rischiato grosso, quando all’interno del Cie decine di immigrati sono saliti sui tetti delle palazzine e hanno lanciato pietre e altri oggetti contundenti contro gli uomini delle forze dell’ordine in servizio nel campo. Polizia, carabinieri e guardia di finanza hanno dovuto affrontare una vera e propria guerriglia fino a notte fonda, per evitare che gli immigrati sfondassero le recinzioni per darsi alla fuga».
E non basta. Maccari ha aggiunto che «solo poche settimane fa nel centro sono stati incendiati alcuni container adibiti ad alloggi, e sempre negli ultimi mesi sono rimasti feriti, in diversi episodi di rivolte o risse scoppiate nel campo, un ispettore di polizia colpito da un sasso in pieno petto che ha riportato una frattura allo sterno, un brigadiere dei carabinieri e tre militari dell’esercito». Si è chiesto, Maccari: «Bisogna che qualche nostro collega ci lasci la pelle, perché si cominci a parlare del centro immigrati di Crotone e soprattutto si decida di chiudere questo ‘mostro’ che non dovrebbe esistere in un paese civile?»
Dopo gli incidenti di martedì, i quattro arrestati [due marocchini, un algerino e un tunisino] sono accusati di devastazione, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Chi è invece il responsabile delle «vergognose condizioni di vita per gli ospiti – è sempre il poliziotto Maccari a parlare – alloggiati in strutture fatiscenti e in pessime condizioni igienico-sanitarie?».
Il Cie calabrese è formato da due palazzine verdi, un tempo alloggi di una vecchia base dell’aeronautica militare, poi diventate Cpt, chiuse nel 2007 dal Viminale, e riaperte d’urgenza nel 2009 per trasferirvi parte degli immigrati dopo la rivolta e l’incendio nel Cie di Lampedusa. I due edifici sono divisi in un totale di quattro moduli, ma la maggior parte degli immigrati dorme nei containers con i servizi igienici in comune.
A Crotone ci sono ancora circa cento nuovi ingressi al mese. Non sono più africani passati dalla Libia ma kurdi, afghani e iracheni che transitano dal confine nord est dell’Italia.
Maccari ha raccontato che «in maniera incontrollata» quelli che lui chiama gli «ospiti» del centro «si moltiplicano durante le ore notturne, perché gli otto chilometri di recinzione esterna sono pressoché incontrollabili e centinaia di immigrati si introducono per mangiare e dormire, e non ci sono forze di polizia sufficienti ad assicurare un controllo adeguato». A gestire sia il Cara che il Cie sono «Le Misericordie d’Italia», di cui è stato presidente Daniele Giovanardi: e Maccari si stupisce delle difficili condizioni di vita e di lavoro nel centro, «condizioni – ha detto – che tra l’altro risultano inspiegabili alla luce delle cospicue somme di denaro elargite per finanziare la gestione dell’accoglienza degli immigrati e la manutenzione del centro».

Fonte: CLANDESTINO