ASSOCIAZIONE PER I DIRITTI DI CITTADINANZA

Empoli

giovedì 18 dicembre 2008

Nasce l'associazione "Città Meticcia"

Oggi giovedì 18 dicembre, presso gli spazi del centro sociale Intifada di Ponte a Elsa, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione della nuova associazione "Città Meticcia".
L'associazione nasce dal percorso tracciato in città dallo sportello sociale attivo da un anno circa, organizzato dai Cobas Empoli-valdelsa e dal Collettivo OrdaPrecaria.
Lo sportello ha rappresentato un punto d'incontro per diverse famiglie, native e migranti, che hanno deciso di dar vita a questo nuovo percorso.
Questa associazione, composta da cittadini stranieri e italiani (meticcia appunto), ha tra i suoi obbiettivi la promozione e la tutela dei diritti dei migranti e tutto quanto concerne la battaglia per l'estensione del diritto di cittadinanza a tutti, la battaglia contro la discriminazione ed il razzismo, l'abrogazione della legge Bossi-Fini e chiede l'immediata chiusura dei CIE, Centri di Identificazione ed Espulsione (i vecchi CPT).
L'associazione è supportata da un gruppo di avvocati di "ReteLegale" che cureranno le problematiche relative al rilascio/rinnovo permessi di soggiorno, richieste d'asilo e la tutela legale dei diritti in generale.
Città meticcia propone un percorso di partecipazione reale dei migranti nell'affrontare i problemi legati all'erosione dei diritti e a tutte le difficoltà di integrazione nella società italiana causate da leggi ingiuste che governano il fenomeno migratorio. Il nome, Città Meticcia, sta ad indicare la direzione verso cui si muove la società contemporanea, che è caratterizzata da mescolanza di culture, di corpi, di desideri; lo vediamo girando per il centro di Empoli, nei quartieri, nelle piazze, nei giardini pubblici, lo vediamo nelle nostre scuole, a partire da quelle primarie: la nostra città è già meticcia!

Il 18 dicembre è la Giornata Internazionale di Solidarietà con i Migranti, data in cui, nel 1990, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite aveva adottato la Convenzione Internazionale per la tutela dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie. Oggi, 18 dicembre 2008, i diritti per i "nuovi cittadini", e anche per i nativi, sono sempre più sotto attacco, viene soffiato sul fuoco del delirio securitario per restringere sempre più i diritti di tutti.
Questa constatazione ci ha spinto a costituire l'associazione, ed a presentarla oggi.

Gli emendamenti al pacchetto sicurezza (ddl 733), ora in discussione e che si apprestano ad andare al voto a gennaio, se confermati introdurranno nuove norme molto gravi, che tentano di costruire un'idea di cittadinanza escludente, che niente hanno a che vedere con la sicurezza, ma colpiscono famiglie che lavorano e vivono onestamente nel nostro paese.
E' preoccupante sia la parte relativa ai migranti (che rende sempre più difficile l'acquisizione dei diritti o di quegli status che danno diritti pieni) sia le norme che colpiscono duramente anche i cittadini italiani, portando verso una loro esclusione dalla cittadinanza, come la cancellazione dall'anagrafe per i senza fissa dimora, che li costringerà ad una completa invisibilità e ad una mancanza totale di diritti, di assistenza sanitaria minima, con rischi anche per l'intera collettività.

Senza voler entrare troppo nel merito di tale decreto legge, l'obbligo di pagare 200euro in più (rispetto alle 75euro della norma vigente oggi) per ogni rilascio/rinnovo di permesso di soggiorno appare come una vera e propria tassa sui poveri: pensiamo ad una famiglia di 4 persone, che dovrà pagare 800euro in più ad ogni rinnovo, e visti i tempi che corrono ciò può accadere anche due volte l'anno, a seconda della durata del contratto di lavoro.
Inoltre la richiesta dell'esibizione del permesso di soggiorno "per ogni atto civile", se confermata, negherebbe diritti fondamentali di ogni essere umano, come il riconoscimento di un figlio per esempio.

Il messaggio di fondo che vuole dare il governo col ddl 733 è di voler produrre clandestinità, forza lavoro ricattabile senza nessun diritto, da sfruttare per superare la crisi. Il blocco dei flussi paventato per gli anni 2009/2010 non è "chiusura delle frontiere", il discorso sul fatto che mancando lavoro non possiamo accogliere nuovi lavoratori di per se potrebbe anche tornare. Ma dobbiamo ricordarci bene delle file interminabili del 2007, quando alle poste a fare la richiesta di "ingresso per lavoro" non erano certo i datori di lavoro, ma clandestini che già vivono e lavorano qui, contribuiscono a produrre la ricchezza di questo paese, e che già avrebbero diritto ad essere riconosciuti come cittadini. 750mila furono le domande presentate, e 170mila i posti "disponibili".

Quest'anno non sarà possibile presentare la domanda in quanto il decreto flussi 2008 prevede che si vada avanti con le domande presentate nel 2007, per 150mila "nuovi ingressi", che in realtà altro non sono, lo ripetiamo, che regolarizzazione di persone, di famiglie, che già qui lavorano.
Ecco che bloccare i flussi per 2 anni significa solo costringere nell'irregolarità centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici, di famiglie e di progetti di vita.

Per questo, proprio per la grave crisi economica che stiamo vivendo, che porterà alla perdita di migliaia di posti di lavoro, è indispensabile la sospensione della Bossi-Fini, almeno per 2 anni, in quanto essa lega imprescindibilmente la durata del permesso di soggiorno al contratto di lavoro (infatti si chiama "contratto di soggiorno"), dunque per i migranti oggi perdere il posto di lavoro significa anche perdere ogni diritto di cittadinanza, significa la fine di ogni sogno e progetto di vita costruito con fatica nel tempo.

Invitiamo tutta la cittadinanza a conoscerci da vicino e a partecipare attivamente alla costruzione delle nostre attività.
Da gennaio partiremo con iniziative culturali, sociali e di meticciamento sparse per la città.